La Ditta Luigi D'Amico sorse circa alla metà del secolo XIX nel Palazzo che sta all'angolo dell'attuale C.so Manthonè con Piazza G.Garibaldi, avendo come oggetto il commercio di prodotti alimentari e non; tra i primi il vino, le granaglie in genere ed i pesci salati; tra i secondi la pece per calafatare le barche, reti da pesca e la polvere da sparo.
Tutte le merci necessarie a quelle che erano allora le uniche due attività di rilievo di Pescara: la pesca e la fortezza borbonica con relativi reparti militari. Il figlio di questo primo Luigi, Biagio, continuò l'attività commerciale indirizzandosi però prevalentemente sui prodotti alimentari, in particolare quelli più ricercati (iniziando anche l'importazione) e tralasciando quelli non alimentari.
Il figlio di Biagio, Luigi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, pur conservando l'attività commerciale, iniziò due nuove attività: la prima di Pubblico Esercizio, con l'apertura del Bar Caffè denominato "IL RITROVO DEL PARROZZO"; la seconda consistente nella produzione di un tipico dolce locale.
Su quest'ultimo conviene soffermarsi. I contadini abruzzesi facevano da tempo immemorabile un pane con il granturco, di forma semisferica e cotto nel forno a legna che chiamavano Pane Rozzo. Luigi D'Amico ebbe l'idea di farne una trasposizione dolciaria, riproducendo il giallo del granturco con quello delle uova, mantenendo inalterata la forma semisferica e adoperando una copertura di finissimo cioccolato per riprodurre lo scuro delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna e, su precisa indicazione di Gabriele D'Annunzio, lo chiamò PARROZZO.
Oltre al poeta altri artisti contribuirono alla nascita di questo nuovo Dolce: Luigi Antonelli, commediografo e critico d'arte che scrisse la Storia del Parrozzo; Armando Cermignani, ceramista insigne che realizzò i disegni ed i colori della scatola; il Maestro Di Iorio che musicò e l'umanista Cesare De Titta che scrisse la "Canzone del Parrozzo"; Tommaso Cascella che dipinse i quadri che adornano le sale del RITROVO DEL PARROZZO.
L'attività di produzione del Parrozzo stava bene avviandosi ed il prodotto cominciava da essere presente in varie zone d'Italia, quando sopraggiunse la Seconda Guerra Mondiale con la distruzione della sede dell'Azienda ed il conseguente fermo dell'attività. La ripresa fu lenta e difficilissima; nel 1954 Luigi D'Amico morì e la proprietà passò alla figlia Teresa, coadiuvata dal Cav. Gennaro Di Matteo, braccio destro del padre e poi del marito Prof. Giuseppe Francini.
Verso la fine degli anni settanta, con l'entrata in Azienda del Dr. Pierluigi Francini, figlio di Teresa D'Amico e del Prof. Giuseppe Francini, fu realizzata una modernissima linea per il confezionamento in atmosfera controllata che ha permesso di portare la conservazione del Parrozzo da un mese a sette mesi, con conseguente possibilità di estendere la vendita a molte zone dell'Italia centrale e settentrionale e di farsi conoscere anche sui mercati U.S.A., Canada e Australia.
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